“C’è un’attenzione particolare che connota la Rivista Pirelli, quella per la cultura, in tutte le sue dimensioni: la letteratura, le arti figurative contemporanee, il teatro e il cinema, la scienza e la tecnologia. Una cultura viva e attiva, che dai luoghi del pensiero (l’università, le case editrici, i giornali) fa i conti con la vita quotidiana dell’impresa, delle città, di una società in movimento.” Antonio Calabrò
La Rivista Pirelli nasce nel 1948 con un’idea precisa che la differenzia da altre riviste aziendali – come “Comunità” di Adriano Olivetti – sia per temi che per pubblico. Scrive Gian Arturo Ferrari: “Se «Comunità», almeno dal 1949 in poi, si presenta con la tipica veste e la tipica allure della rivista di alta cultura, «Pirelli» assume immediatamente e volutamente l’aspetto del rotocalco a cadenza mensile, sensibile dunque all’attualità. Se il pubblico cui «Comunità» si rivolge è un pubblico di intellettuali, il pubblico di«Pirelli» è immaginato come il ceto medio evoluto e urbano che in quel torno di tempo è il protagonista della Ricostruzione e sarà più tardi il protagonista del «miracolo italiano». Anche la grafica non può dunque essere diversa da quella del rotocalco.”Arturo Tofanelli, direttore responsabile della Rivista Pirelli e già direttore di “Tempo”, uno dei periodici più letti nel primo dopoguerra, detta una linea grafica nel rispetto dello Zeitgeist del mondo editoriale dell’epoca. Le copertine del fotografo Federico Patellani ritraggono volti di eroi dello sport (da Nuvolari a Coppi e Bartali, da Ascari a Zeno Colò, da Fangio a Enzo Ferrari), volti della scienza (Enrico Fermi), dell’architettura (Pier Luigi Nervi, Gio Ponti), del design (Dante Giacosa), con qualche concessione agli eroi di casa, come l’Ingegner Emanueli, la cui frase “Adess ghe capissarem on quaicoss: andemm a guardagh denter” introduce ancora oggi l’ingresso della Fondazione Pirelli, a suggellare lo spirito pionieristico della cultura d’impresa. Gli intenti editoriali e i temi della cultura industriale si riflettono sulla grafica degli impaginati, che pure ricalcano le misure e gli stilemi dell’editoria. Le pagine cambiano veste tra un articolo e l’altro, utilizzando colonne e giustezze diverse per conferire ritmo allo sfoglio. È una rivista molto scritta e molto illustrata. Le grandi fotografie si alternano a illustrazioni di firme quali Fulvio Bianconi e Marcello Nizzoli.