Quanto più Pasolini diventa provocatorio e incomodo, tanto più il suo pubblico si allarga; quanto più lo circonda la scandalizzata…
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È stato un fenomeno letterario di rilievo nella seconda metà del Novecento. Per mano dei più grandi scrittori e giornalisti dell’epoca e attraverso le immagini dei più famosi illustratori e fotografi, Pirelli ha raccontato se stessa al mondo alimentando il dibattito culturale internazionale.
La Rivista Pirelli non è stata solo un’irripetibile comunità di scrittori, giornalisti, poeti, letterati, scienziati, designer, architetti e intellettuali dell’epoca, è stata anche un laboratorio impressionante di grafici, illustratori, fotografi e artisti. A testimoniare una lunga ricerca e sperimentazione in questo ambito, durata decenni, sono infatti le copertine della Rivista Pirelli che scandiscono un tempo che è anche quello della grafica internazionale.
Ezio Bonini, allievo di Albe Steiner e per oltre vent’anni collaboratore dello Studio Boggeri, fu il primo a comparire nel colophon della Rivista (N. 1, 1955). Nel 1963 fu chiamato Pino Milas che ne seguì cinque numeri. Il sesto e ultimo di quell’anno porta la firma di un appena trentaduenne Massimo Vignelli. Dal 1964 la direzione artistica fu assegnata prima a Gerhard Forster e poi a Pino Tovaglia e Teresita Hangeldian.